La mia five stars prison

amcihedifuso5Sto passeggiando con la mia piccolina sul lungomare di Porto San Giorgio. Giugno è un mese perfetto, non fa caldissmo, si sta bene qui, Giada respira aria buona e poi anche la famiglia di mio marito che vive qui vicino può godersi questa nuova nipotina di 5 mesi. Passo molto tempo da sola con la mia piccolina, in una routine perfetta. Mio cognata mi ha prestato la sua bellissima casetta sul lungomare. Il papà viene a trovarci ogni weekend. E’ stanco, ma respirare l’aria di casa sua, lo aiuta. E’ stato un anno durissimo. Ha lasciato la sua vecchia società, il suo ottimo posto di lavoro a Dublino, per venire a Milano. Riunirci tutti insieme. E non si è rivelata una buona scelta. L’Italia, il posto di lavoro, una nuova vita e forse anche la convivenza lo stanno mettendo alla prova. Mi squilla il telefono ed è lui, mio marito. Rispondo: “Ciao amore! Tua figlia dorme beata mentre noi passeggiamo sul lungomare, giornata splendida. Speriamo che venerdì al tuo arrivo sia uguale”. Lui con voce strana mi dice : “Bene. Mimma devo dirti una cosa”. Il suo tono mi mette in allarme. Continua. “Mi ha chiamato un head hunter. Forse davvero i tuoi esercizi funzionano. L’offerta è per un paese all’estero. Ottima posizione”. Io sto ancora zitta, ma fremo. “Ma c’è un ma. Il posto di lavoro è per Kuwait city. Mi ha fissato un colloquio di lavoro per settimana prossima. Che faccio???”
Alla parola Kuwait City ho avuto un brivido lungo la schiena.  Perchè so dove si trova. So che confina con Arabia Saudita e Iraq. E so cosa questo voglia dire. Ma non dico nulla, ignoro il brivido. Anche perchè nella mia testa è scoppiata una bomba che dice, è successo quello che desideri da mesi.  Quindi scoppio a ridere forte “Come che faccio??? Con tutta la fatica di questi ultimi mesi me lo chiedi? Corri a rispondere, fatti prenotare il volo. Ecco cosa fai”. Dopo poco chiudo e chiamo il mio amico Ivan. “Amico ho bisogno di te. Non ci crederai mai. Mio marito ha avuto un offerta per Kuwait city!  Tu ci hai vissuto, cosa ne pensi??”. Lui scoppia a ridere e mi dice “Tu che non ti sei mai mossa dalla prima circonvallazione di Milano, che mi hai preso in giro su Kuwait, chiamandola inc**andia. Non ci posso credere”. Io sorrido al ricordo. “Lo so, hai ragione. Ma ora è diverso. Dimmi, è così terribile??”. Lui si fa serio e dice “Tu che sei pugliese puoi farcela. Se me l’avesse chiesto la nostra amica milanese avrei detto lascia perdere. Ma tu si. E’ una five stars prison. Ma puoi stare bene”.

Ecco come Kuwait city è arrivata nella mia vita. Non credo potrò mai dimenticare quel momento.
Le parole del mio amico furono profetiche.
I mesi successivi furono un susseguirsi di emozioni. Mio marito era molto preoccupato, dibattuto per me. Mi sono trovata nella posizione di dover convincere io lui ad accettare. Avevo paura ma sapevo che se non fossimo andati ce ne saremmo pentiti. Non sono voluta venire nemmeno prima a vedere com’era questa città. Sapevo che l’impatto sarebbe stato difficile. Non volevo farmi condizionare. La scelta l’avevo fatta. Mio marito e mia figlia erano l’indirizzo di casa.

Una volta qui ho ricordato le parole del mio amico Ivan. E pure mio marito evidentemente. Anzi, noi le abbiamo interpretate in maniera letterale.
Mio marito che all’inizio aveva un pò di sensi di colpa, persi strada facendo, ha cercato prima un club privato e poi di conseguenza la casa ubicata lì vicino e con supermercato accanto. Perchè qui non è che puoi andare in una spiaggia pubblica e metterti il costume, nè puoi camminare all’aperto con tranquillità. Non ci sono marciapiedi o finiscono senza un perché quindi attraversare le strade vuol dire recarsi prima dal notaio a fare testamento.

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In più durante il weekend non è che prendi la macchina e fai una gita fuori porta. Ricordate i paesi confinanti di cui vi ho detto sopra?? Bè anche volendo non posso entrarci.
Confesso che all’inizio questa prigione dorata fatta di club, casa con bella vista e supermercato dietro casa, dopo le corse milanesi mi è sembrato quasi un regalo. Una libertà. Poi con una bambina di 11 mesi avevo cambiato totalmente le mie priorità. E la libertà per come la intendevo io era già persa da un pò.

Poi è vero che ho vissuto 20 anni a Milano. Ma provengo da una paese e quindi anche a Milano per comodità mi creavo i miei punti fermi nel quartiere. Mi ha sempre dato sicurezza avere un bar in cui entri e ti salutano, il fruttivendolo che ti mette da parte le cose, il giornalaio che ti passa Vanity Fair appena ti vede. Non mi fa sentire un’entità sconosciuta.

La mia prigione dorata a Kuwait me la sono arredata bene.
Ho la fortuna di avere amiche che abitano vicine.
I caffè se prima li organizzavamo al Marina Mall, ora li facciamo dietro casa dove hanno aperto un posticino carino chiamato Lemon dove fanno dei pancakes pazzeschi.
Senza contare che il mio ristorante preferito, per me il migliore di Kuwait è il GIA, a due strade da me. Come il secret Garden o lo street food festival.
Fortuna?? O ancora una volta la legge di attrazione mi ha soccorso?
Io ci scherzo. Ogni tanto tutto questo mi sta stretto. Mi manca l’aria. Accendo il pc e cerco qualcosa si nuovo da fare, vedere, scoprire.

Quando sono proprio giù pianifico nuovi trasferimenti, sogno, organizzo vacanze…oppure decido che è meglio non arrabbiarsi. Me ne vado da Gia e mi prendo il mio fantastico Avocado Toast e chiamo le mie adorate amiche.

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Perchè se c’è una cosa che ho imparato è Inshallah.
E questo è il mio consiglio per tutte quelle che andranno a vivere in posti come la mia amata Kuwait, ma lo consiglierei comunque a tutti quelli che affrontano dei cambi radicali.
Arredatevi bene la vostra bella prigione.
Createvi le vostre zone di conforto. Dei punti di riferimento. Prima o poi si scappa tutti.

 Mimma, Kuwait

21 pensieri su “La mia five stars prison

  1. Ah, ah, ah, anche io ero una da prima circonvalla 😉 Ora sono dall’altro capo del mondo sempre in auto! Però mi sto già ricreando i miei punti di riferimento, dal sushi bar (uno dei cibi senza salse più economici a Perth) al bar di fiducia per un caffè consolatorio! La ricerca lavoro è dura ma non demordo.

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  3. eh, come capisco quello che dici! Io sono quasi alla fine della mia esperienza da expat in Costa d’Avorio. La stessa paura, la stessa prigione dorata, la scoperta che non ti regala nulla nessuno. Eppure ho odiato e adorato questo posto e ora che sto per andare via mi manca l’aria, ci credi?

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  4. Io credo che quello che mi mancherebbe di più sarebbe non poter andare a correre o a passeggiare con un passeggino. A meno che non ci siano quelle specie di grossi quartieri protetti e cerchiati da muri in cui si può fare, di cui a volte si sente parlare in alcuni paesi.Pero dovrebbe essere bello grande e con un parco giochi e area verde al centro!!!
    Tu sei stata veramente brava ad adattarti. Io non so se ci riuscirei, perché non sono abituata a stare al chiuso e dentro una città. Già a Torino, in settimana, mi sentivo mancare l’aria è cercavo di salire in collina o andare nei parchi!
    saper far brillare una prigione e trovare zone di relax in un paese estero non è da tutti…

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    • In realtà io vivo vicino alla corniche dove puoi passeggiare benissimo. Solo che alcuni punti con un passeggino sono complicati. Ho un’amica patita di corsa che ha scelto come zona misheref perchè li può correre grazie a una lunghissima pista ciclabile. Certo come la intendiamo noi qui non è possibile. Ma per dire che la mia amica mi diceva che pure a Roma è quasi impossibile girare con il passeggino. Però capisco quello che dici tu e ti posso dire che nemmeno io pensavo di potermi adattare. invece è successo.

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  5. Hai ragione Mimma, spesso non è la destinazione a dettare al 100% come sarà la nostra vita in quel posto, ma il modo in cui lo viviamo noi. Tu hai sicuramente saputo prendere il meglio di quello che Kuwait City ha saputo offrirti!

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    • Sabina io allora pensai per la capacità di adattamento, di saper vivere in una città non perfetta superfunzionante e forse perchè avevo già fatto il salto una volta. Poi ti dirò dopo mi sono convinta che anche il concetto di Inshallah…se dio vorrà io potevo capirlo. Un certo fatalismo che nel meridione esiste. E io l’ho recuperato. So aspettare e sperare.

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