Dalla Nuova Zelanda: Alessandra

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Lei è Alessandra di Le Nuvole di Aotearoa: da tempo non si ritrovava più per le strade della sua città e nel 2012 si è trasferita con suo marito e sua figlia in una dei posti più ambiti e lontani da casa, la Nuova Zelanda, dove finalmente ha trovato il suo posto nel mondo e un sorriso per lei sulla bocca di tutti.

Leggendo il vero significato di gentilezza, m’immergo in un altro tempo.
Un tempo che non ritrovavo più nella mia Italia. Il significato antico di gentilezza, ormai non più usato, è “nobiltà di nascita”.
La gentilezza per me ha grande valore. Più passavano gli anni, meno riuscivo ad accettare la scortesia. Il mio essere riservata e più gentile possibile (non sempre ci riesco, sia chiaro), mi ha creato non pochi problemi sia a scuola che sul lavoro. Sono sempre stata considerata una debole, ma questo non ha scalfito ciò in cui credevo profondamente, ovvero che i rapporti umani sono più belli e appaganti quando si è gentili.

Nei miei ultimi vissuti milanesi, la dilagante scortesia, scambiata per forza di carattere, ha avuto un forte impatto sulla mia vita, contribuendo nell’importante scelta di lasciare il nostro paese.

Arrivando nella piccola città sul mare in cui abito, in Nuova Zelanda, passeggiavo sola i primi giorni. Ogni persona che incrociavo, mi sorrideva e mi salutava.
Ero nel passato? O forse nel futuro che sognavo…
Facevo la spesa, e se capitava di incrociare lo sguardo con qualcuno ci si sorrideva. Scendendo dall’autobus l’autista mi salutava, e i passeggeri ringraziavano.

Le ragazze e i ragazzi che lavoravano nei ristoranti, nei bar, non erano mai scocciati. Parlando con una signora coreana, proprietaria di un meraviglioso caffè in una casa dei fencible che risale al 1800, mi raccontava che quando i neozelandesi le chiedono: “Cosa l’ha fatta rimanere in Nuova Zelanda?”, lei risponde sempre: “The smile”. Il sorriso. Come noi, si stupiva di chi le sorrideva gratuitamente.
Questo stile di vita gentile influenza ogni cosa, dall’Educazione Scolastica ai rapporti sociali. Non esiste il paradiso in terra e non è tutto rose e fiori qui, qualcuno sarà pronto a dirmi.
E’ vero. Ogni paese ha i propri lati oscuri e le proprie difficoltà, e anche qui non mancano. Ma in questa seconda parte della mia vita, dai 40 anni in poi, voglio dedicare i miei pensieri solo a quelle che chiamiamo cose belle.
Concludo condividendo con tutte voi, amiche italiane che abitate in ogni parte del mondo e vi riunite qui su Amiche di Fuso, con le parole del monaco buddista del tempio cinese vicino a casa nostra:

Compensa gocce di gentilezza con primavere di gratitudine.

9 pensieri su “Dalla Nuova Zelanda: Alessandra

  1. Ciao Alessandra, mi ritrovo in pieno in quello che dici: molti nostri ex compatrioti non conoscono più l’educazione e il sorriso… e non è tutto rivonducibile alla crisi ma proprio inseto nella nostra cultura soprattutto al nord. Qui in Germania mi trovo meglio e non tornerei indietro: ogni volta che rientro per 15 giorni son contenta che la vacanza sia breve. Sono felice che entrambe abbiamo trovato il nostro posto nel mondo.. 🙂

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    • Ciao Paola, piacere di conoscerti 🙂
      Anche mio marito aveva preso in considerazione la Germania quando abbiamo aperto la mappa e passato i mesi a cercare e cercare il nostro nuovo paese! Io avevo studiato il tedesco tre anni, ma lui no, quindi lo scoglio della lingua, che io pero’ trovo affascinante (molto piu’ dell’inglese) ha contribuito a farla scendere in classifica. Ho avuto molti amici tedeschi all’universita’ di Lione, e mi sono sempre trovata benissimo, erano le persone che frequentavo di piu’, quindi capisco quello che dici.
      Grazie di avermi lasciato le tue parole, a presto ;>

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  2. Che invidia, la Nuova Zelanda è il mio sogno proibito! comunque anche io rientrando in italia sono talvolta sorpresa dell’aggressività latente che sento nell’aria. Eppure i turisti che la visitano la vivono spesso come un luogo di gente che sa godersi la vita. Mi chiedo sinceramente se sia la barriera linguistica a “schermarli” o se sono le situazioni cui siamo esposti noi autoctoni a far la differenza (lavoro, uffici, traffico etc).

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    • Ciao Arya! Grazie del tuo passaggio.

      A volte ho paura di dire dire quello che penso, perche’ non voglio turbare chi ‘fa la differenza’, ma ho sempre creduto che la scuola, a cui e’ affidata l’educazione di chi rappresentera’ in futuro noi e il nostro paese, giochi un ruolo fondamentale.
      Se si e’ convinti con ottusita’ che essere gentili, avere una voce dai toni bassi, o fare complimenti, o aiutare sia da ‘stupidi’ e ‘deboli’, temo che le cose rimarranno cosi’ come sono.
      Cerco di considerare sempre che magari e’ stata solo la mia esperienza, ma quando ho visto che le stesse cose le stava vivendo mia figlia, ho deciso di mostrarle una parte di mondo in cui si puo’ vivere da forti anche senza essere aggressivi. Spero che lei vivra’ nel mondo con questa convinzione nel cuore.

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      • Ciao Alessandra! Non so se ti ho dato l’impressione di non condividere quello che dici, in realtà mi sono spesso trovata a fare simili osservazioni. Per esempio quando sono in giro per pubblici uffici in Italia, o anche alla posta, e tutti gli impiegati sembrano avercela con te anche se tu gli stai semplicemente chiedendo di fare il loro lavoro…Vivo adesso in un paese dove molti dei valori che dici fanno parte proprio dell’educazione scolastica, quindi condivido pure la tua teoria. Mi chiedevo solo come mai gli stranieri sembrano avere un’immagine tanto diversa e propendo per l’idea che sia semplicemente più difficile vedere tutte le sfumature di un paese quando si è stranieri. Ad ogni modo complimenti per il tuo coraggio e la tua storia!

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  3. Ciao Arya. No worries, come dicono da queste parti, tutto ok. Avevo capito quello che intendevi 🙂

    Riguardo al tuo quesito. Io sono convinta che gli italiani siano inguaribilmente esterofili. Si comportano con gli stranieri in modi che non usano con i loro compatrioti, riuscendo a dimostrarsi addirittura gentili e piacevoli. Credo sia per rimarcare la nostra “leggendaria” ospitalita’, quindi dopotutto un esercizio vanesio.

    Posso sbagliarmi ovviamente, questa e’ solo la mia esperienza 😉

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