Si fa coppia o si scoppia?

Come per molte altre coppie di espatriati, anche noi siamo composti dalla parte “lavorante”, lui, e dalla parte “non lavorante”, io.
Quando abbiamo dovuto vagliare la possibilità dell’espatriare abbiamo messo in conto che io non avrei potuto lavorare, non subito per lo meno, e che la mia vita anche in questo campo avrebbe ricevuto un ulteriore stravolgimento. Lui avrebbe dovuto integrarsi nel nuovo ufficio e nel nuovo lavoro con una lingua che certo conosceva, ma che gli avrebbe portato più di un mal di testa nel primo periodo mentre il suo cervello procedeva nella totale adozione linguistica. Io avrei dovuto partire da zero con una lingua nuova e mi sarei trovata a casa dopo parecchi anni con tanto tempo libero e nessuno con cui riempirlo. E ci saremmo trovati soli, lontano da tutto e tutti. Nessun pranzo di famiglia, nessuna uscita con amici, nessun sfogo al di fuori della coppia a cui eravamo abituati. Ricordo che prima di partire dicevo alla mia più cara amica che stavamo per affrontare una prova più dura anche dell’anno di separazione che avevamo superato da qualche mese. Le dicevo: o siamo per sempre o scoppiamo. Bianco o nero. Non ci sarebbero stati appigli esterni a cui aggrapparsi: la mattina, la sera, nei weekend saremmo stati soli noi due. L’idea di trovarci a dipendere socialmente l’uno dall’altro non mi ha spaventato: ero fiduciosa che la nostra sintonia si sarebbe rinforzata e dopo un anno e mezzo posso confermare che questa esperienza ci ha unito ancora di più. Ci sono stati dei momenti difficili, soprattutto per me. Siamo arrivati a Febbraio e il primo corso di Inglese disponibile è partito a Giugno: in questi quattro mesi ho studiato sui libri, guardato la televisione e letto. Ma la segregazione in casa tutto il giorno è stata pesante e non vedevo l’ora che lui rientrasse la sera dal lavoro per stare con qualcuno. Da una parte quindi io con una gran voglia di parlare dopo ore di silenzio e dall’altra lui che si sforzava quando in realtà non vedeva l’ora di riposare il cervello, stravolto da tutte le novità del nuovo lavoro. E’ stato bravo e paziente: mi ha concesso sempre lo sfogo serale per poter mantenere la mia stabilità mentale.
Nonostante non sia una persona che soffra la solitudine, è stata una sfida trovare sempre il modo di vedere il bicchiere mezzo pieno anche quando nevicava per giorni e le uniche uscite erano di dieci minuti per portar fuori il cane senza che incontrassi anima viva. Ricordo che lasciavo la televisione sempre accesa per riempire il silenzio e cercavo di inciampare in qualsiasi conversazione. Ho cercato di occupare il tanto tempo a disposizione scoprendo la città, sperimentando ricette, imparando l’uncinetto e a usare la macchina da cucire tramite youtube, scrivendo, leggendo. Quando poi è arrivato anche l’inglese ho potuto iniziare un piccolo giro di amicizie e sfogarmi sui poveri commessi nei negozi che facevano l’errore di chiedermi come andava. E questo ha salvato la salute mentale di mio marito!

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Questi quasi due anni di espatrio ci hanno regalato una conoscenza più profonda l’uno dell’altro e abbiamo testato i nostri limiti, talvolta superandoli, altre volte solo constatandoli. Andrea ha dovuto reinventarsi come personal shopper e pungiball personale e credo che abbia fatto il pieno di sfoghi e paranoie per i prossimi cent’anni!! E’ ed è stato il mio compagno in tutti i sensi e i modi possibili. E no, non è stato più facile per uno piuttosto che per l’altro: tutto è nuovo, ti manca la fluidità di pensiero e parola in una lingua differente, devi farti nuovi amici, costruirti nuove abitudini, adattarti, ti manca casa. A volte può capitare che ti chieda se ne vale la pena e che la riposta non sia così scontata, spesso i viaggi introspettivi durano per settimane e puoi mettere in discussione tutto e trovarti scoraggiata, ma scoprire nuovi mondi mano nella mano con la persona che ami ripaga ogni sacrificio e ti rialzi sempre più forte come singolo e come coppia.
E alla fine si fa sempre coppia!

12 pensieri su “Si fa coppia o si scoppia?

  1. Hai espresso in un modo stupendo tutte le piccole paure, le difficoltà che penso ognuna di noi ha avuto, il distacco dalla famiglia, la lingua ( da me ancora peggio perchè qui è scritto tutto in cirillico) le amicizie , ma come dici tu questo rafforza il rapporto di coppia ti rende complice del tuo compagno , amica oltre che moglie.
    Il blog per me è stato un grande sfogo,anche se , sono fortunata perchè vivo in una città sul mare e questo mi ha aiutata tantissimo 🙂
    Un abbraccio dalla Bulgaria !!!

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    • Hai ragione: amica e moglie. Ci siamo accorti di quanto bene stiamo assieme e reinventati in tutto quello che prima facevamo con gli amici. Certo, i giorni duri ci sono stati.
      Il blog è stato fondamentale.. mi ha tenuto occupata e permesso di conoscere persone splendide e confrontarmi con chi stava vivendo la stessa situazione e così non mi sono mai sentita sola.
      Il cirillico deve essere stata un’ardua prova.. come comunicavi all’inizio?

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      • Come faccio ora , con il mio scarso inglese 🙂 ovviamente ora conosco diverse parole di bulgaro e so leggere il cirillico ma non ho mai fatto corsi visto che comunque l’anno prossimo andremo via.
        Ho la fortuna che ci siano diversi italiani e italiane, colleghi del mio compagno, frequento le loro mogli e si è creato un piccolo gruppo e ti dirò una cosa che può sembrare strana… mentre cammino per i fatti miei bella rilassata non mi dispiace non capire cosa dice la gente..è meno stressante!!! Il mio cruccio è la pigrizia di mettermi a studiare l’inglese per impararlo come si deve…..

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      • Ah l’inglese!! quello è un po’ il cruccio di tutti: penso che a meno che non lavori o comunque studi sia difficile dominarlo bene in poco tempo se si parte da zero. Io ci litigo ancora! 😉
        Leggere il cirillico lo calcolo come l’acquisizione di un super potere!! bravissima!!
        Mi lasci una bell’immagine di te che passeggi tra la gente immune da tutto quello che succede attorno. Capitava anche a me all’inizio: un po’ come in una realtà parallela in cui ti puoi fare gli affari tuoi perché ti senti estraniata! 😉

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      • Hai colto perfettamente il mio vivere in una realtà parallela…. a breve ti mostrerò l’immenso parco , che sembra un bosco affacciato sul mare che c’è qui a Burgas e allora comprenderai in ogni sfumatura la mia felicità …io , la mia reflex, e le crocchette per le decine di gatti randagi del parco ❤

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  2. Capisco (l’ ho provato in minima parte andando a vivere in un paesino in calabria da neosposa) e prendo appunti per il nostro prossimo (si spera) salto in Australia. Ora che ho due bimbe credo che avrò più occasioni per socializzare, ma aumenteranno di pari passo anche la stanchezza e l’apprensione. Di una cosa sono certa: se si riesce a farcela, e’ proprio una gran bella soddisfazione!

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    • A Gennaio è arrivata una ragazza italiana con un bimbo che ha inserito subito in un asilo ed è stata accolta benissimo facendosi subito un bel giro di conoscenze. Sicuramente sarà più facile tranquilla.
      Trasferirsi anche nelle diverse realtà italiane a volte è proprio come espatriare: si ha la lingua ma gli affetti e quello che si conosce bene vengono a mancare. Quindi state organizzando per l’Australia? Spero si realizzi in fretta il vostro progetto. 😉

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      • Scusa l’intrusione, abitiamo anche noi a Milwaukee. Ho un figlio di 3 anni, una bimba di 11 mesi, e siamo alla ricerca qualche amichetto con cui giocare, per non perdere la lingua italiana. Lo sai se le potrebbe interessare organizzarci qualcosa, una giornata al parco o qualcosa del genere?

        Grazie!

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  3. Pingback: Di piastrelle e troppe possibilità | Amiche di fuso

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